Sabato 15 dicembre, nel monastero di Marango di Caorle, si è tenuto il quarto incontro organizzato dal Presidio Laudato Sì per approfondire il testo dell’enciclica di Papa Francesco.
Giuliana Martirani, già docente di Geografia politica ed economica all’Università di Napoli “Federico II”, ha condotto una riflessione sul terzo capitolo del documento che “assieme alla Evangelii Gaudium rappresenta l’evento più importante non solo per la Chiesa, ma per l’umanità stessa: la Laudato Sì è la tavola degli obiettivi, la Evangelii Gaudium è la tavola dei metodi con cui lavorare a questi obiettivi. E tutte e due sono accomunate da un richiamo alla gioia, all’allegria, come per ricordare che siamo in una storia che è gia stata salvata”.
Il fatto che l’attuale crisi ecologica abbia una radice umana è anche motivo di speranza, perché ne afferma pure la revocabilità. La lotta per la tutela del Creato è anche una lotta per la giustizia, e la Laudato Si’ è un potente richiamo all’interconnessione tra questi aspetti: “Negli anni ’70 i verdi si occupavano dell’ambiente, i rossi della giustizia: ora bisogna ritrovare uno sguardo d’insieme, anche interdisciplinare”.
La soluzione, però, non può essere data dalla tecnologia, che ha posto rimedio a innumerevoli mali e può consentire anche il salto nell’ambito della bellezza, ma esercita un dominio impressionante su questi tempi e sulle nostre vite: il problema ecologico si può risolvere solo con un aumento di fraternità.
“Dobbiamo recuperare il ministero dell’ostiariato, dal latino ‘ostium’, cioè ‘porta’. Ha origine nel culto romano di Giano, dio della guerra e della pace: il tempio a lui dedicato, sul Gianicolo, apriva le porte durante la guerra, per consentire alla gente di rifugiarsi. Questo ministero era importantissimo – e noi ce lo siamo dimenticato nel corso dei secoli – perchè addirittura risaliva a un privilegio dato al Papa da Costantino il Grande al momento della rappacificazione tra Chiesa e impero, privilegio divenuto poi ministero: aprire le porte della città per salvare gli esseri umani. Nei secoli, abbiamo declassato l’ostiario a sacrestano che chiude le porte delle chiese, ma il ministero è ben altro”.
I confini e i muri che si escludono i poveri del mondo sono una testimonianza dell’oblio in cui è caduto questo ministero cristiano, ma i nostri tempi rendono urgente il suo ripristino. “Secondo alcuni studiosi, entro il 2050 avremo duecentocinquanta milioni di immigrati: abbiamo scombinato troppo il mondo, vivendo nella menzogna che le risorse naturali siano inesauribili, e saccheggiando il Sud del pianeta – soprattutto l’Africa – con il landgrabbing da parte delle grandi multinazionali”.
Eppure questo mare di esseri umani può essere una benedizione per la nostra Europa invecchiata e sterile, “come i torrenti del Negheb in piena rendono fertile il deserto” in una suggestiva rilettura che la Martirani ha fatto del salmo 126.
La Laudato Sì ci ricorda che ogni intervento nell’area di un ecosistema non può prescindere dal considerare le sue conseguenze in altre aree: “Nell’epoca della globalizzazione siamo obbligati alla responsabilità. Con quello che facciamo qui, ora e per lo più con lo sguardo rivolto a noi stessi, condizioniamo in modo massiccio la vita di migliori di uomini di altri luoghi e di tempi a venire, che nella questione non hanno avuto modo di intervenire”. Questa responsabilità deve essere esercitata sollecitando la politica a regolamentare e sanzionare l’illegalità del land grabbing, regolamentare e sanzionare l’illegalità della speculazione finanziaria sulle materie prime alimentari, regolamentare e sanzionare l’illegalità del dumping agricolo.
E, da cristiani, ricorrendo anche all’obiezione di coscienza contro leggi e iniziative contrarie che vanno contro i diritti umani garantiti dalla Convenzione di Ginevra e altre legislazioni nazionali e internazionali.
Michela Poles
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