Già prima dell’avvento del Cristianesimo la saggezza degli uomini aveva posto particolari festeggiamenti per il solstizio d’estate. Il significato era legato al massimo splendore del sole, alle giornate più lunghe, al calore effuso dal sole stesso per maturare le messi, i frutti e la natura in generale.
Il Cristianesimo pone la natività di San Giovanni Battista (l’unico santo di cui si celebri la natività) il 24 giugno, tre giorni dopo il solstizio d’estate per significare l’importanza del Battista come preparatore dell’avvento del Cristo, il cui Natale avviene nella notte del 24 dicembre. Il Battista come sole splendente ma calante per far posto, nel solstizio d’inverno, al sole crescente che è il Cristo.
Rudolf Steiner approfondendo i significati di questa festa, estremamente sentita dalle popolazioni contadine – che con fuochi, riti sacri, racconti e preghiere onoravano tale ricorrenza – ne sottolineò alcuni che riguardavano la fede popolare nonché la valenza etica, morale e sociale che coincideva con le sue osservazioni scientifiche:
- l’espansione della luce come espressione cosmica dell’infinito, che invita a distogliere gli occhi dalle sole cose materiali per ampliare la propria visione non solo personale, ma anche sociale verso l’alto da cui proviene l’energia, la forza e la vita. Le piante che producono frutto e i loro semi e le messi in generale ricevono la forza di germinare e far proseguire la vita nella terra secondo Steiner. Il fuoco acceso la sera della vigilia (23 giugno), di cui il Battista annuncia l’avvento riferito a Cristo, è anche luce che illumina le tenebre ed esprime la forza dell’amore.
- il fuoco che arde e che sale verso l’alto congiunge simbolicamente la terra e il cielo. Prima di accenderlo veniva asperso con acqua benedetta sulla quale venivano aggiunte le ultime gocce della rugiada di San Giovanni dell’anno precedente, ad indicare ancora simbolicamente il bisogno di rinnovare il battesimo dell’acqua con la forza dello Spirito. Secondo Steiner le piante solo in questo periodo ricevono una quantità tale di energia da renderle riproduttive e che, se questa energia non venisse tagliata dalla spada di San Michele (29 settembre), esse sfibrerebbero al punto da morirne.
- le popolazioni contadine percepivano i significati di tali forze, ne avevano rispetto e timore e sapevano anche cogliere i rimedi che la terra e il cielo offrivano loro in questo contesto: la rugiada della mattina del 24 giugno, l’iperico o erba di San Giovanni, le noci per il nocino ed altre piante che avevano ricevuto la stessa rugiada. La rugiada, che serviva anche per la pasta madre del pane, veniva raccolta sulle foglie delle piante camminando a piedi nudi sull’erba e con le prime gocce si lavavano gli occhi e l’intera faccia, quasi un rito di purificazione e apertura dei sensi alla comprensione di ciò che la provvidenza di Dio ha sempre regalato.
- la mattina della festa di San Giovanni le famiglie contadine andavano alla messa di buon mattino, anche se quasi sempre la festa cadeva in un giorno lavorativo. Oltre alla cena speciale della vigilia, anche il pranzo della festa era preparato con pietanze particolari legate alla tradizione di San Giovanni. I discorsi, sempre sobri e pacati, non avevano mai i toni del carnevale, ma puntavano a trasmettere ai più giovani il concetto che la terra senza il senso del Sacro non avrebbe prodotto i buoni frutti che ci si aspettava.
In definitiva passava il concetto che: la terra è di Dio.
Steiner nei suoi studi sottolinea, rilevandolo dalla Bibbia, che il popolo ebraico viveva questo concetto e lo praticava nella realtà. Negli anni sabbatici e negli anni giubilari, le ricchezze personali venivano contenute, i debiti rimessi ai debitori , non solo, ma anche la terra veniva totalmente suddivisa tra il popolo e le tribù d’Israele ritornando così sempre al principio da cui erano partite le suddivisioni.
Bruno Moro
28 giugno 2018
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